L' Anima dei Quartieri

Viaggio attraverso la toponomastica di Verona
tra passato e presente

L’anima dei quartieri

Viaggio attraverso la toponomastica di Verona tra passato e presente


Progetto di APS Magazzino Verona
a cura di Gaia Goattin


Cosa significa “quartiere”? Il termine ha origini lontane e risale all’epoca romana, quando identificava le quattro aree in cui la centuria (area sufficiente a garantire la sopravvivenza di 100 legionari congedati trasformati in coloni) veniva suddivisa dall’incrocio tra il cardo e il decumano massimo. Nel punto di intersezione tra i due assi principali che attraversavano la città si trovava il Foro, fulcro della vita politica, sociale ed economica.

A cavallo tra XIX e XX secolo, a seguito dello sviluppo industriale, catalizzatore di manovalanza dalle campagne e dai paesi circostanti, la città antica all’interno dell’ansa del fiume non bastava più a contenere la richiesta impellente di nuovi alloggi.
Ecco che la città antica diventa essa stessa il foro e di conseguenza i quartieri si espandono spontaneamente all’esterno delle mura, sviluppandosi attorno agli insediamenti produttivi.

Attorno alla stazione di Porta Nuova e alle industrie di Basso Acquar prendono forma i quartieri di Tomba, Tombetta e Santa Lucia, mentre attorno alla Stazione di Porta Vescovo nascono Borgo Venezia e Porto San Pancrazio, tutti quartieri operai con edilizia abitativa popolare.

Borgo Trento e Valdonega, invece, da campagna coltivata limitrofa al centro, diventano quartieri giardino residenziali che attraggono la media e alta borghesia.

San Zeno, di fisionomia popolare, sorge su una porzione di necropoli romana e si sviluppa, al di fuori delle mura antiche, attorno ad un monastero benedettino del IV secolo. Nel XIV secolo verrà inglobato nella città a seguito della costruzione delle mura scaligere, diventando definitivamente quartiere cittadino.

Veronetta è la parte di città antica a sinistra del fiume, quasi periferia, sorta sui corsi d’acqua da sfruttare per le attività artigianali e protoindustriali. Per l’estensione (da San Giorgio ai bastioni delle Maddalene) e la disomogeneità delle zone che incorpora, attrae sia la piccolo - media borghesia nella zona collinare, che gli impiegati nella zona universitaria e gli operai nella zona limitrofa alla stazione di porta Vescovo.

Chievo, che ha origini antiche e nasce come abitato agricolo e pastorizio, successivamente all’espansione della città perde la dimensione di paese per essere “inglobato” nel 1923 nel comune di Verona.

Il significato intrinseco di  quartiere, tuttavia, non risiede esclusivamente nel dato storico ma va cercato nelle relazioni, nelle dinamiche socio politiche e nel vissuto di chi lo abita. Ecco perché un elemento utile a ricostruire lo spirito che animava un luogo in un determinato contesto storico, può essere la toponomastica che, inevitabilmente, si adatta all’evoluzione della società.

Che importanza hanno i nomi delle strade? Cosa ci raccontano?
I toponimi sono la nostra eredità culturale, ciò che decidiamo di tenere del passato e ci orientano non solo topograficamente ma anche a livello identitario agendo in modo diffuso e inconscio.
Coloro che tendono a condividere un sistema di valori, infatti, sono spinti da questa comunanza/affinità ad inserirsi nella medesima area urbana, creando all’interno delle città delle vere e proprie “regioni morali” i cui abitanti avranno in comune i fondamentali orientamenti di valore.

I luoghi sono lo specchio delle persone che li vivono e viceversa, sono interconnessi e si condizionano a vicenda, motivo per cui abbiamo ritenuto imprescindibile rappresentarli entrambi.

Il gruppo di lavoro, costituitosi all’interno dell’associazione culturale Magazzino Verona, dopo una prima fase di ricerca attraverso lo studio della toponomastica e della storia dei quartieri, è giunto ad elaborare una sintesi sull’anima di quei luoghi all’epoca della loro nascita.

Mentre la parte più antica della città ha mantenuto i toponimi legati alla morfologia dei luoghi, come quelli legati alla dimensione fluviale di Veronetta, negli insediamenti più recenti gli stessi hanno assunto connotati ideologico/politici, come i valori risorgimentali/Mazziniani distintivi di Borgo Trento o quelli eversivo/anarchici che connotano Porto San Pancrazio.

È poi seguita la fase delle uscite sul campo per documentare l’assetto attuale dei quartieri e cercare visivamente le tracce dell’impronta originaria o gli eventuali mutamenti dovuti all’evolversi della città fino ai giorni nostri.
Campo d’indagine sono i quartieri di appartenenza dei singoli autori che, attraverso una selezione di immagini tentano di rappresentarne il cuore pulsante e le arterie principali, dagli abitanti ai luoghi di aggregazione, le vie, le architetture e i parchi, dalle attività commerciali o industriali alle botteghe artigiane.

La curiosità che ha messo in moto l’intero processo creativo è nata dalle domande: siamo figli dei nostri quartieri? Che impronta ci lasciano e a nostra volta lasciamo in quei luoghi?

Questo lavoro non pretende di dare risposte ma si propone esclusivamente di prendere consapevolezza dei legami che abbiamo con i luoghi che ci ospitano e di stimolare delle riflessioni in chi osserva.
 

Il libro

L'Anima dei Quartieri

Prefazione

a cura di Francesca Capobianco